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Electa-Amator-III-Sonus-faber

La redazione di WhatHifi ha analizzato il lavoro dei nostri diffusori acustici Sonus faber Electa Amator III, andando a scoprire il modo in cui questi prodotti riescano ad essere all’altezza del loro nome.

Obiettivo raggiunto: mantenere l’identità
L’autore inizia facendo mente locale sulla lunga storia dell’azienda che, dal 1983 ad oggi, ha visto numerosi cambiamenti. Uno tra i più importanti è l’entrata dell’azienda all’interno del gruppo americano McIntosh Group. Questo passaggio ha permesso molte possibilità a livello di risorse e competenze, ma poteva comportare il rischio di perdita di identità per il brand.
Cosa che non è successa per Sonus faber, che ha trovato la chiave per continuare a creare performanti prodotti di lusso legati indissolubilmente ai gloriosi bestseller del passato. Electa Amator III è l’esempio perfetto.

La performance acustica
Non è necessario ragionare troppo sul posizionamento di Electa Amator III all’interno della stanza: senza troppi sforzi sarà il suono a parlare.
Il tweeter restituisce un suono dettagliato e mai aggressivo.
Il cambio di intensità nelle medie frequenze viene svolto in modo snello e con abilità, mettendo in luce la parte migliore delle tracce vocali di ogni brano. Gli altoparlanti dedicati alle basse frequenze sono molto compatti, quindi non produrranno mai un suono che fa “tremare le pareti”.
Se posizionati in ambienti di medie dimensioni, i diffusori Electa Amator III nascondono perfettamente le loro dimensioni relativamente piccole, regalando un suono molto più muscoloso e corposo di quanto chiunque si aspetterebbe
La recensione completa è disponibile qui.